Energie esplora il potenziale del Tecnopolo di Mirandola

04 febbraio 2015 (ore 11.30-13.00), i referenti del progetto Energie incontrano l’Ingegner Antonio Bosetto, team leader del Tecnopolo di Mirandola

Note redatte da SR, revisioni di MR
Persone presenti:
Prof.ssa Margherita Russo, Dipartimento di Economia Marco Biagi, UniMORE
Daniela Bigarelli, R&I

Tecnopolo: Alta tecnologia in Emilia

Il Tecnopolo nasce da un’analisi attenta della situazione industriale dell’area nord di Modena, caratterizzata dalla contemporanea presenza di grandi gruppi internazionali (i quali vanno motivati a restare e ad investire nell’area) e di piccole e medie imprese (che vanno sostenute nel contesto della competizione internazionale e coadiuvate nel creare processi e prodotti innovativi).

Inaugurata il 10 gennaio 2015, la struttura ha fatto domanda per l’accreditamento della rete dell’alta tecnologia (ASTER).

Tecnopolo nasce per iniziativa della Fondazione DemoCenter e dell’Università di Modena e Reggio Emilia con lo scopo di aiutare il processo innovativo ad altissima tecnologia delle aziende basate in Emilia, con enfasi particolare a quelle del bio-medicale di cui il territorio Mirandolese rappresenta un eccellenza.

L’edificio nel quale Tecnopolo si situa era un laboratorio scolastico nella fase emergenziale post-sisma che è stato riprogrammato in termini di spazi, contenuti ed impianti per farne un laboratorio di ricerca.

L’approccio di Tecnopolo è diverso da quello tipico dei rapporti università-impresa, spesso tendente a generare incomprensioni e conflitti di obiettivo. Tecnopolo sviluppa accordi cercando di sorvegliare tempi e contenuti in modo attento e di definire in modo molto stringente, in una fase iniziale, la ricerca da svolgere e poi confrontarsi continuamente in corso d’opera con il partner in modo da garantire il risultato richiesto nella massima trasparenza.

Il settore bio-medicale nel quale Tecnopolo opera è un settore estremamente normato, rigido, con regole e processi standardizzati che fanno si che possano passare anni prima che un prodotto possa essere posto sul mercato. La conoscenza dei vincoli del settore è dunque fondamentale per svolgere ricerca applicata efficacemente e proporre prodotti innovativi, che abbiano un mercato nel breve e medio termine. Questo approccio è ben diverso da quello della ricerca universitaria e Tecnopolo si cura che questo sia molto chiaro ai ricercatori operanti nella struttura.

Il Tecnopolo ha circa 15 dipendenti (di cui la maggior parte dipendenti UniMoRe) ed è composto da tre laboratori, ciascuno con un professore Unimore quale referente scientifico: Massimo Dominici (Oncologo e biologo molecolare), Luigi Rovati (Opto-elettronica ed elettronica) e prof. Tommasi (ex rettore di UniMore). Sotto la loro direzione lavorano dei ricercatori con contratto triennale (RTD), in qualità di responsabili operativi, e degli assegnisti di ricerca come braccio operativo nei laboratori. Ogni laboratorio occupa dunque circa 3-4 persone. Inoltre, un piccolo gruppo di persone con esperienza sia scientifica che industriale si occupa di sviluppare i rapporti con le aziende.

Tecnopolo è suddiviso in tre laboratori:

  • TOP: si occupa di TOssicologia e Proteomica (diretto dal Prof. Tommasi) vale a dire di interazione tra materiali dal punto di vista del rilascio di fluidi biologici e di sostanze chimiche. Il laboratorio è dotato di attrezzature estremamente raffinate per la ricerca di sostanze chimiche in tracce.
  • MAV: si occupa di Microscopia Applicata e neurologia (diretto dal Prof. Domenici). Questo laboratorio si occupa di test sull’interazione materiali/tessuti a partire da materiale cellulare (cellule staminali). Questo tipo di test permette, rispetto ai test su animali, uno screening a basso costo su molti materiali diversi, che possono così essere scremati prima della sottomissione ai test ufficiali. Oltre al minore costo, il vantaggio di questi test è che permettono il c.d. marketing scientifico, ovvero la possibilità di differenziare il proprio prodotto attraverso test ulteriori rispetto a quelli strettamente richiesti dalle norme. Da questo punto di vista il Tecnopolo si pone come eccellenza per quanto riguarda queste analisi, poiché l’evoluzione normativa potrebbe portare i test con cellule staminali a sostituire quelli standard su animali.
  • NS2: si occupa di materiali sensori e sistemi. E’ un laboratorio con competenze di ingegneria dei materiali e ottica. La scelta di questo laboratorio deriva dalla necessità di sensori non invasivi (prevalentemente di tipo ottico) nel settore bio-medicale. L’innovazione nel settore dei devices elettro-medicali passa dunque da sensori e da sistemi, su cui questo laboratorio pone l’accento.

Il Tecnopolo dispone di strumenti ad altissima tecnologia, quali la possibilità di stampare micro-circuiti fluidi con applicazioni mediche, una stampante 3D di altissimo livello e un bio-plotter. Questi strumenti sono stati acquistati da ogni parte del mondo con un investimento tra i 700.000€ e 1.000.000€ di fondi regionali.

Pur essendo stato aperto solo recentemente, Tecnopolo dispone già di contratti con aziende. L’entry-strategy utilizzata è quella di indurre le aziende “a proporre i loro problemi”, che verranno poi risolti dalla struttura ad un costo minimale per le aziende (limitato grazie al supporto pubblico, al consumo dei materiali). Con un primo bando sono stati raccolti 29 problemi di cui 10 sono stati selezionati per la creazione di partnership. Questi progetti hanno un orizzonte temporale che va dai tre mesi ad un anno.

In prospettiva Tecnopolo spera di poter raggiungere una quota di partecipazione a finanziamenti europei/regionali/nazionali intorno al 50% attraverso progetti co-gestiti con le aziende.

Allo stato attuale Tecnopolo risponde ad un insieme specifico di problemi di R&D delle aziende. L’obbiettivo di fondo di Tecnopolo è di sviluppare partnership con Università e CNR per rispondere ad una gamma più ampia di problemi aziendali complessi. Una di queste partnership è ad esempio con Vecri di Ferrara sul tema dell’interazione dei materiali chemio-terapici per il quale il partner ha le competenze di micro-biologia che al momento mancano a Tecnopolo.

Tecnopolo ed Energie: temi di discussione

Margherita Russo ha introdotto a Bosetto l’approccio della ricerca sul sisma di Energie Sisma Emilia, un approccio multi-disciplinare che integra diverse competenze di analisi economica, che vanno dal management all’economia industriale e dal management pubblico all’edilizia. Il lavoro scientifico di Energie Sisma Emilia sarà elaborato sia a partire da dati esistenti, sia con la raccolta di nuove informazioni tramite focus group, interviste in profondità e questionari. In questo contesto il focus di ricerca sarà il lavoro come punto d’osservazione privilegiato, all’incrocio tra le attività produttive e gli aspetti familiari della vita delle persone.

Grazie ai fondi della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena sono stati scelti quattro comuni, rappresentativi della diversità di situazioni nel cratere, sui quali focalizzare la nostra analisi empirica: Mirandola, S. Felice sul Panaro, Cavezzo e Novi di Modena. Lo scopo è far uscire gli studi di economia dall’ambito della ricerca pura e considerarli, invece, quali strumenti fondamentali di analisi per politiche informate, non solo per i decisori pubblici ma anche per famiglie e imprese.

Margherita Russo accoglie il suggerimento di Bosetto di fare, per quanto possibile, un confronto con i comuni limitrofi fuori regione, facendo notare però come anche comuni all’interno del territorio provinciale abbiano avuto comportamenti e situazioni abbastanza eterogenei e discutendo la necessità e la difficoltà di trovare aree non colpite dal sisma simili ai comuni studiati per effettuare comparazioni efficaci.

Un elemento discusso durante l’intervista è il rapporto tra il terremoto e la crisi economica sviluppatasi nello stesso periodo. E’ stato fatto notare come, nonostante il terremoto possa essere considerato un fatto negativo, abbia generato una serie di opportunità di sviluppo economico. Un esempio citato da Bosetto deriva dall’osservazione che molte aziende ricostruite nell’aerea siano state ricostruite con mezzi, intuizioni e materiali innovativi e non soltanto “dov’era, com’era”. Il terremoto dunque ha indotto (o per meglio dire costretto) queste imprese a ri-fondarsi introducendo al contempo innovazioni che non sarebbero state possibili senza il verificarsi del disastro naturale. Tali innovazioni prendono la forma sia di nuovi macchinari che di un ripensamento dei processi produttivi.